Referendum Acqua: il Consiglio Comunale di Ferrara ignora il voto referendario

Novembre 22, 2011 No Comments

Ieri abbiamo assistito ad uno spettacolo disarmante. Lo spettacolo disarmante è stato il Consiglio Comunale di Ferrara nel quale veniva presentato l’ordine del giorno sulla attuazione del secondo quesito referendario sull’acqua, presentato da Irene Bregola.

Non intendiamo entrare nel merito, per l’ennesima volta, dei contenuti. Già lo abbiamo fatto in passato e pochi giorni fa con le quattro cartelle inviate per rispondere all’assessore Marattin.

Ciò che ha provocato in noi – nell’ordine – sorpresa, sbigottimento, fastidio, indignazione e rabbia è stato l’atteggiamento supponente, arrogante e offensivo di esponenti di maggioranza e opposizione e, per non farci mancare nulla, dello stesso Sindaco Tagliani, che in teoria dovrebbe essere anche il “nostro” sindaco.

Ma andiamo con ordine. Ci si presenta in Consiglio Comunale, come concordato, indossando pettorine azzurre con una scritta considerata “valore condiviso da tutti” e che quindi non poteva offendere o far sentito minacciato alcun consigliere. L’idea ce l’ha data involontariamente il Presidente Colaiacovo che il lunedì precedente aveva ravvisato nelle nostre pettorine con” Si, io c’ero ” una minaccia per la libertà di espressione dei consiglieri”; mettere un riferimento ad un valore “universale” era invece ammissibile. Detto fatto. Le pettorine avevano la scritta “w la democrazia”.

Inizia il Consiglio e quella risorsa infinita di sketch che è il consigliere Rendine (FLI) si siede fra il pubblico indossando la bandiera del suo partito (che segnaliamo a Colaiacovo non essere propriamente un valore “universalmente condiviso”). Al che avviene la prima di una lunga serie di offese e pressioni: il Sindaco viene da noi e ci dice che siamo dei provocatori di gazzarra (perché indossiamo pettorine con scritto “w la democrazia”?!) e ovviamente si guarda bene dal chiedere a Colaiacovo il rispetto del Regolamento e il conseguente allontanamento di Rendine.

Il dibattito ha inizio e Balestra (PD) presenta una Risoluzione in opposizione, che passerà con il voto favorevole di FLI, e che sostanzialmente impegna il Sindaco a chiedere una normativa in linea con il full recovery cost (che non è certo la risposta all’espressione referendaria sul secondo quesito). A questa delibera mancava solo un “considerato”: quello che esprimeva il fatto che il voto dei cittadini non vale nulla.

Ma ciò non basta, il consigliere Balestra sostiene che “il voto referendario va liberamente interpretato” (incredibile ma vero!), cerca di leggere nella mente degli elettori e dimentica che il suo partito, evidentemente non per convincimento ma per opportunismo, ha sostenuto i SI e si è presentato in piazza ai festeggiamenti.

Brandani (FLI) compie voli pindarici sul fatto che i referendum sono stati un voto “contro Berlusconi” perché c’era il legittimo impedimento e che gli elettori “non hanno capito”, dimenticando che i referendum sull’acqua sono quelli che hanno ottenuto la partecipazione maggiore.

Ma la ciliegina sulla torta dell’arroganza è stata un intervento fiume (probabilmente il cronometro di Colaiacovo, inflessibile con gli altri, si doveva essere rotto) dell’assessore Marattin che ha accusato il Comitato di ingannare i cittadini, di “raccontare balle”, reinterpretando le sentenze della Corte Costituzionale e le norme del diritto. E bollando, in pratica, di incapaci di intendere e di volere 27 milioni di italiani.

Potremmo andare avanti raccontando le offese, inammissibili, da parte degli unici due esponenti del Pd che sono intervenuti, o con la dimostrazione che il capogruppo del PdL come pure gli esponenti di Io amo Ferrara non erano neppure a conoscenza della materia (non propriamente irrilevante nell’amministrazione degli enti locali), o che Cavicchi (Lega) abbia millantato un sostegno alla nostra protesta di lunedì scorso quando l’unica in commissione capigruppo a votare contro la nostra espulsione dall’aula è stata Irene Bregola.

Potremmo anche stigmatizzare il fatto che due esponenti espressione di gruppi politici interni al Comitato Acqua Pubblica di Ferrara non abbiano votato la Risoluzione sulla gestione del servizio da parte di società di diritto pubblico a capitale interamente pubblico.

Ma ci preme più sottolineare la totale mancanza di rispetto delle regole democratiche, della sovranità popolare, del valore costituzionale dei referendum.

Per quanto ci riguarda abbiamo avuto la dimostrazione che per applicare il secondo quesito referendario non vi è altro strumento che la diffida ad Ato6 – campagna che abbiamo già iniziato – e l’autoriduzione delle bollette forma di lotta che attueremo con la “campagna di obbedienza civile”.

Perché noi alla democrazia vogliamo continuare a crederci.

E a costoro che pensano di rappresentarci diciamo solo “Vergogna!”

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