Un anno dopo, ancora a Genova
Il
Forum permanente per la Pace di Ferrara aderisce all'appello lanciato
per la mobilitazione ad un anno dalle giornate di Genova del luglio
2001.
E' stato un anno lungo e difficile. La repressione
di Genova è stata solo una tappa, decisivisa, del processo
involutivo della scena politica, non solo del nostro paese. Le
diverse sensibilità messe in gioco dalle generazioni che
si sono incontrate nel movimento dei movimenti proprio a Genova,
hanno dovuto confrontarsi prima con il terrore dell'11 settembre,
poi con la Guerra Infinita di Bush, infine con il
terrorismo e le vili strumentalizzazioni della politica più
becera. La costruzione di una alternativa al modello neoliberista,
violento ed inefficiente, che ritiene la guerra l'unica soluzione
- dogmatica - agli squilibri geopolitici e lo sfruttamento unica
soluzione a quelli economici, ci ha portato in piazza e nelle
sale cittadine - nelle oltre cento iniziative promosse in questi
mesi dal Forum di Ferrara - a parlare di globalizzazione dei diritti,
di pace, di informazione.
Tornare a Genova un anno dopo ha anche un altro
significato: è il momento di riscoprire Genova libera da
cancelli, grate, posti di blocco. Mentre la predeterminata violenza
che lo scorso anno ha tentato di soffocare le Parole di
Genova si sta svelando agli occhi di tutti, noi attendiamo
di conoscere i colpevoli delle violenze delle menzogne e dei depistaggi,
ma soprattutto i mandanti della soppressione dei diritti avvenuta
a Genova lo scorso luglio.
Torniamo a Genova, perchè, come chiesto
da Giuliano Giuliani, il giorno dell'anniversario della morte
di suo figlio non sia ''solo una commemorazione bensi' una festa
del diritto alla vita''.
Per organizzare la presenza a Genova e eventuali
iniziative a Ferrara il Forum si riunirà in assemblea martedì
9 luglio 2002 alle ore 21 presso la sede dei Verdi (Via de' Romei
48 a Ferrara).
Appello
Noi che nel Luglio scorso abbiamo dato vita alla
straordinaria e plurale esperienza del Genoa Social Forum rivolgiamo
un appello a tutti e tutte coloro che lo scorso anno sono venuti
a Genova per manifestare il loro dissenso contro il governo abusivo
del pianeta, il G8, e le sue politiche di morte.
A tutti e a tutte coloro che, riconoscendosi nel patto di lavoro
che dette origine al Genoa Social Forum e nella dichiarazione
d'intenti del GSF di non recare danno alcuno a cose e persone,
si sono visti negare il loro diritto a manifestare liberamente
ed hanno subito una repressione senza precedenti nella storia
della Repubblica Italiana.
Ci rivolgiamo alle donne ed agli uomini che, pur non essendo fisicamente
a Genova, c'erano con il cuore e con la mente.
A tutti e a tutte coloro che hanno avvertito il grande segnale
di quei giorni : i poveri che riprendevano la parola, gli ultimi
che si rimettevano in cammino, una nuova generazione che scopriva
il gusto e l'importanza dell'impegno politico.
Ci rivolgiamo anche a coloro che a Genova non c'erano per scelta
e che solo dopo hanno capito l'importanza dell'evento.
Ci rivolgiamo ai registi che hanno filmato i colori e le percosse,
ai giornalisti che si sono opposti alla disinformazione organizzata
facendo il loro mestiere, agli uomini e donne di cultura che hanno
avvertito la tragicità dei fatti ma anche l'inarrestabile
voglia di dibattere, discutere, raddrizzare i torti enormi che
si continuano a consumare e di cambiare il mondo che tutte le
persone venute e Genova condividevano.
Noi vogliamo riprendere le proposte emerse nel Public Forum che
precedette l'apertura del summit del G8.
Vi chiediamo di tornare a Genova un anno dopo, nella settimana
che termina con il 19, 20, 21 Luglio, per dire al mondo ciò
che la repressione ha voluto nascondere.
Per dire le nostre ragioni.
Voi G8, noi 6miliardi: era vero ieri lo è ancora di più
oggi.
Anche i pochi impegni assunti dagli otto paesi più ricchi
del mondo per la lotta alla povertà sono rimasti lettera
morta.
In questo anno gli otto governanti abusivi del pianeta si sono
macchiati di nuovi crimini contro l'umanità e risulta ancora
più chiaramente che la loro modalità di potere addensa
ulteriori ed imminenti guerre che coinvolgono intere popolazioni
civili.
Lo sterminio per fame e per malattie altrimenti curabili, l'inaccessibilità
all'acqua potabile, lo sfruttamento inumano della forza lavoro,
l'inquinamento dello biosfera e l'avvelenamento dei mari sono
proseguiti senza alcun freno.
Tutto ciò viene messo in atto per garantire il massimo
di profitto ad un gruppo di transnazionali che incamerano nelle
loro mani ricchezze superiori a quelle del PIL di interi paesi.
Una guerra economica, sociale e militare è stata dichiarata
dagli otto paesi più ricchi contro l'intera umanità.
Una guerra che uccide con l'arma del debito e degli aggiustamenti
strutturali, con il controllo delle proprietà intellettuale
da parte delle multinazionali e con la demolizione di ogni straccio
di legislazione sociale che sia di impedimento alla selvaggia
e libera espansione del mercato.
Una guerra che uccide con la crescita senza precedenti delle spese
militari e con la costruzione di nuovi sistemi di morte come lo
scudo stellare.
Una guerra che ci hanno detto voler essere permanente, sovrana
regolatrice della dittatura del mercato, volano ricercato per
superare ogni recessione e far girare al massimo la macchina dell'ingiustizia.
A questo tipo di guerra seguono le guerre "guerreggiate"
che tanti lutti continuano a produrre tra le popolazioni.
I potenti chiusi nella loro zona rossa, isolati dal mondo insieme
al loro esercito privato, hanno avuto paura dei trecentomila di
Genova.
Temevano che il tarlo di Seattle avesse scavato così a
fondo da far vacillare il granitico consenso di cui hanno bisogno.
Per questo hanno scelto la repressione.
Genova è stata colpita da terribili violenze, fino alla
uccisione del giovane Carlo Giuliani.
Non immaginavano che il nostro dolore diventasse il dolore di
una parte così vasta dell'umanità , che il nome
di Carlo e di Genova varcasse gli oceani e le montagne, narrasse
dolcemente alle orecchie di chi contadino/a, operaio/a, studente/ssa,
disoccupato/a, senza casa, senza terra, senza speranza, che la
storia non è affatto chiusa e che il loro destini possono
essere riscritti con l'inchiostro della giustizia sociale, della
libertà, della pace.
Torniamo a Genova un anno dopo.
A rincontrare i genovesi, in primo luogo quelli che ci hanno accolto
con simpatia e condivisione dei nostri ideali, nonostante una
ossessionante campagna intimidatoria, per la loro civiltà
e per la loro pazienza, ma anche quelli di loro che erano stati
indotti ad allontanarsi da una propaganda intimidatoria o che
lo avevano
scelto, perché capiscano che la violenza stava dentro e
dietro le grate e non nasceva dentro un movimento di migliaia
di persone che scendevano in piazza per un mondo migliore.
A riscoprire Genova libera da cancelli, grate, posti di blocco.
A continuare la riflessione, che è cresciuta e lievitata
in mille iniziative durante questo anno in Italia e nel mondo.
A riflettere e a discutere sul nostro domani, sulla possibilità
di una reale alternativa alla globalizzazione neoliberista, con
una modifica radicale dei saperi che metta al centro la formazione
e la scuola come diritti per tutte e tutti, delle produzioni e
degli stili di vita, a cominciare, dal ripensamento dei consumi
e dal rifiuto di utilizzare cibi geneticamente modificati, rilanciando
l'agricoltura biologica, per continuare con la radicale ed indifferibile
messa in discussione dei rapporti di produzione.
Ad appoggiare e rilanciare tutte le campagne che si stanno sviluppando,
come, ad esempio, quella contro la modifica della legge sulla
produzione e il commercio delle armi, quelle per il boicottaggio
di aziende e marchi responsabili di gravi violazioni di diritti
e di attacco all'ecosistema, quelle contro la speculazione finanziaria,
quelle per la difesa e l'estensione delle garanzie dello Statuto
dei Lavoratori e la lotta contro ogni forma di precariato, quella
per l'affermazione dei principi di civiltà e di giustizia
violati dalla legge sull'immigrazione Bossi - Fini, quelle per
gli acquisti trasparenti e per la sicurezza alimentare, quella
per la fine dell'embargo all'Iraq, quella contro la Nato, quella
che intende riaffermare la difesa e la riqualificazione della
scuola
pubblica.
Torniamo a Genova perché le nostre ragioni sono ancora
tutte presenti.
Sono ancora di più in movimento.